Virtualmente in atto, il potere di ringiovanire e di modificare geneticamente la scadenza della morte condiziona la strategia occulta finanziaria, economica e demografica.
Messina è una corona di colline, più un’esigua striscia di falsa pianura intorno al porto. Abito alla sommità di una duna, nella cui sabbia gli ingegneri hanno dovuto porre la fede, prima che le fondazioni delle case. Torno dai quattro passi che sono solito fare intorno al caseggiato che per un ampio arco penzola sulla città e sul mare, prima di andare a dormire rassicurato dalle stelle. Erano di un giallo intenso stasera le luci fittissime dello stretto e della falce portuale specchio della luna. La Calabria stagliava il seghettato contorno contro una luminescenza rosa del cielo che in alto sfumava verso il blu. Scenario che esalta la mia mente, inducendola a comporre frasi pazze, che mi piace credere belle al momento, e che per fortuna, tornando, dimentico come uscendo dal sogno. Ma stasera un frammento, seppure inelegante, non l’ho perduto: “… né l’invidia né la volontà di creare un nemico… “; forse perché gli è affidato il compito di estrarre il filo di un componimento da concludere prima dell’alba.
Se scrivere articoli politici, pur con l’intenzione analitica, obbliga comunque a prendere posizione, non è tuttavia lecito mancare di riflettere sulla qualità dei sentimenti che sottende la parola di cui si è responsabili. In fede mia, sono l’idealista che vede nel Popolo un sovrano serenissimo pronto a graziare: dovrà accadere, immagino.
Preferisco auspicare la conversione dei prepotenti, e confido nella possibilità del loro inserimento in un ruolo funzionale dopo il risanamento. Preferirei ricordare Maria Antonietta, anziché ghigliottinata, andare sempre bella ed elegante con la borsa della spesa per le vie di Parigi, in regime di repubblica. Sentirle dire “Perdonatemi signore, non l’ho fatto apposta”, pestando il piede a un commesso e non al boia. Quello sì che sarebbe stato un trionfo di civiltà! E auspico applicati, come uscieri di contabili, i falsi scienziati che hanno ridotto l’economia a un’enciclopedia di opinioni cervellotiche. Faccio un esempio. C’è un luminare dal nome principesco, tal Ettore Gotti Tedeschi, che è al contempo economista, banchiere, e pure timoniere delle Opere di Religione! Anche lui teorizza, come altri suoi pari, il moto perpetuo della crescita della domanda al fine di sostenere la produzione. Non pensate però che egli se lo aspetti dal miglioramento del tenore di vita della gente, il lievitare della domanda dei beni! Niente affatto. Egli punta sulla crescita della popolazione come alimento per il cannibale semidio Produzione. Sulla dimensione della popolazione mondiale corrono frasi ancora più stupide, ambigue o minacciose. La questione demografica è più complessa del semplice diritto di dar prole. Diritto da alcuni considerato assoluto e intangibile, e da altri contestato al libero arbitrio della singola coppia, la quale deve fare i conti con le necessità globali. Ma se per la salvezza del pianeta s’imponesse una politica demografica, quali principi le darebbero forma? E così, come non c’è un dibattito pubblico sulle Costituzioni degli Stati e dei Sovrastati ma soltanto le solite chiacchiere, sulla popolazione ci sono esternazioni estemporanee, che qualche volta hanno l’aria di enunciazioni larvate di progetti già stabiliti. L’unico dibattito pubblico è condotto sulla gestione dell’indotta miseria dei cittadini, forzati a ripiegarsi su se stessi perché non alzino sguardi agli orizzonti. Le finalità essenziali restano segrete, come sempre.
La nostra società, strombazzata per democratica, non ha mai smesso di essere sostanzialmente iniziatica, piramidale e faraonica. È luogo comune che la conoscenza sia a portata di tutti, purché si voglia leggere. “Se sei ignorante, è colpa tua!” Si ammetterà che è vero. Ma la vastità del sapere disponibile, spesso fittizio e ripetitivo, non garantisce l’accessibilità alle informazioni che contano. Sperdersi nella babilonia delle opinioni contraddittorie, non significa per niente democrazia culturale ed è invece una formidabile trappola mentale. Rigorosamente riservata resta la conoscenza di frontiera. E ci sono due campi di cui è ingenuo credere venga divulgato il sapere negli aspetti più importanti: la magia delle cellule totipotenti e i segreti alchemici del DNA. Le cellule totipotenti possono rigenerare il corpo umano; nel DNA è nascosta la chiave dell’orologio biologico, la programmazione del declino fisico e della morte. Ora – dite – secondo voi, della gente capace di fabbricare armi e scatenare guerre, di bombardare città, di affamare, far tribolare popolazioni intere, capace ridurre in schiavitù, torturare, condannare a morte, gente capace di far lavorare miliardi di persone per un compenso che assicura appena la sopravvivenza in una situazione industriale in cui la produzione di un uomo potrebbe soddisfare i bisogni di cento, gente, dico, capace di considerare normale lo sfruttamento dell’umanità intera per godersi meglio i giorni, è concepibile – dite – che si preoccupi dell’etica giusto quando si tratta dell’uso delle cellule staminali? Vi pare verosimile che si rovinino il fegato davvero, per la prospettiva nefasta che qualcuno ci dia “false speranze di guarigione” da mortali malattie? Questa si chiama manipolazione di massa; e non è una scienza moderna, ma al contrario faceva parte della dottrina segreta degli antichi sacerdoti, i quali erano più addentro di Freud quanto ai meccanismi mentali.
Quali stravolgimenti delle prospettive possono insorgere in chi ha l’esclusivo possesso del potere incommensurabile di ringiovanire e di modificare geneticamente la parabola dell’invecchiamento? Quali tremende problematiche, interne ed esterne, è costretto ad affrontare costui? Quali precauzioni deve prendere affinché non si propaghi nemmeno l’idea che esiste tale conoscenza? Essa non è un bene di consumo! Offerta sul mercato, avrebbe prezzi accessibili a pochissimi, che orde di impazziti sarebbero pronti a sbranare se non venissero ricevuti con le mitragliatrici. In certi ambienti questi argomenti non sono discussi? O si sono già prese delle decisioni, per il disinnesco della “bomba demografica”? Non manca chi ne è convinto. E questo getta luce sul potere finanziario, economico e politico, suggerendone una diversa lettura. Tale lettura impone la saggezza di studiare realisticamente e a fondo la questione, proponendo soluzioni che possano salvare tutti, oppressi e oppressori, perché forse altrimenti non si salva nessuno, in quanto le due categorie non sarebbero interamente distinguibili. E affinché la prossima rivoluzione non sia peggio del risveglio di Marsili, del mandare in fumo tutte le foreste, dello scioglimento dei ghiacci, dello spostamento dell’asse terrestre e dell’impatto di Apophis, deve avere una tal forza l’idea intrisa d’amore universale, da far rinsavire l’alto e il basso e dare il via alla collaborazione fra gli esseri umani. Le parole d’ordine sarebbero sempre quelle? Liberté, Egalité, Fraternité?