Il covid, fermo restando il cordoglio per i morti (tra i quali magari, in quanto vecchio, sarò io stesso), salverà un numero di vite infinitamente maggiore di quelle che purtroppo spegnerà, ed avrà immensi effetti positivi per l’umanità.
Sta salvando ad esempio la gran maggioranza delle 3.700 persone al giorno prevalentemente giovani che muoiono da decenni nel mondo per incidenti stradali nonché delle ben 140.000 che, sempre ogni giorno e sempre per incidenti stradali, subiscono danni fisici, chissà quante migliaia dei quali permanenti a vari livelli di gravità.
Numero di morti e feriti in meno per incidenti stradali a sua volta modestissimo rispetto al numero dei morti in meno per gli infiniti motivi legati all’inquinamento, dalle patologie respiratorie alle moltissime altre causate dell’alterazione dei cibi e di ogni altra cosa frutto dello sversamento nelle acque, nella terra e nell’aria dei veleni delle ora spente industrie per la produzione dei beni atrocemente dannosi in quanto inutili.
Quanto poi all’economia, faccio osservare che – non solo quella che si sta piangendo è quell’economia consumistica che ha rovinato l’umanità e sta ora per causarne l’estinzione – ma inoltre per risolvere ogni problema basta abolire il signoraggio e finanziare sia lo spegnimento del consumismo che la partenza di una nuova, meravigliosa economia di tipo umanistico.
Sicché, se la società il signoraggio vuole invece tenerselo perché capisce che abolirlo innescherebbe un tipo di cambiamento che la costringerebbe a guarire dalle sue troppo radicate devianze, le si può solo amaramente ricordare che non si può avere la moglie ubriaca e la botte piena.
Devianze così radicate che per ora il covid non è riuscito minimamente a cambiare l’obbrobriosa cultura vigente, che potrà essere cambiata solo dalla comunque già in corso catastrofe climatica.
Anche se, come ho già scritto, quest’estrema enfatizzazione del covid da parte di un occidente che ha sempre sacrificato senza battere ciglio interi popoli, intere fasce sociali, l’intero ‘non occidente’, alla sua economia, è a mio avviso il segno che nelle profondità della psiche collettiva è stata decretata la condanna del sistema, perché per un verso o l’altro non conviene più a nessuno.